Meno interessato al confronto con la cosiddetta natura incontaminata o alla creazione di opere che la maggior parte delle persone potrebbe vedere solo attraverso riproduzioni fotografiche, Giuseppe Penone ha installato molti lavori in giardini pubblici e privati e ha realizzato finora due progetti di giardino completi.
Il giardino, del resto, luogo per eccellenza in cui natura e artificio si compenetrano e dove sfumano alcune distinzioni, come quella fra esterno e interno, è il contesto ideale per l’arte di Penone. Nell'ambiente del giardino le interazioni fra manufatto ed elementi naturali sono amplificate e diventano più profonde, e il fattore tempo ha un impatto maggiore, perché l'apporto dell’elemento biologico - le piante che si sviluppano secondo fattori incontrollabili, come la fertilità del suolo o gli eventi climatici - conferisce all'opera un ulteriore grado di incertezza e variabilità.
Un giardino, uno spazio chiuso,
uno spazio che esclude e include,
il territorio di una conoscenza e di una coscienza,
lo spazio di un chiostro o di un coltivo,
un posto per i fiori, per la verdura, per i profumi, per i i sapori,
un luogo di meraviglie, di lavoro.
L'inclinazione a pensare al giardino come luogo ideale per sperimentare dinamiche tra gli elementi è presente già in alcuni disegni giovanili connessi alla serie Alpi Marittime, come Progetto per il giardino di pietra, del 1968. Fin dagli anni ’80 l’artista sceglie come atelier una proprietà a San Raffaele Cimena, un piccolo paese riparato su una collina completamente circondato da boschi, che diviene fonte di materiali e luogo privilegiato di sperimentazione, a cui sono dedicate molte cure.
Una tappa decisiva nello sviluppo dell'interesse per il giardino è l’opera Biforcazione - Pozzo di Münster (1987), un'installazione permanente in cui un tronco di bronzo si distende orizzontalmente su un prato e, anche grazie alla patina del metallo che richiama il colore del legno, imita le altre piante del parco in cui è immersa. Un altro importante lavoro in questa progressione è il Faggio di Otterlo (1987-1988), nel parco di sculture del Museo Kröller-Müller, dove Penone allestisce un albero di bronzo realizzato appositamente per riempire lo spazio di un faggio mancante lungo un viale che porta nel bosco.
Con Albero delle vocali, creato tra il 1999 e il 2000 per il Jardin des Tuileries di Parigi, l’artista mette a confronto la logica amorfa della pianta con la logica geometrica del disegno del giardino, avvalendosi della consulenza del paesaggista Pascal Cribier. Installando una grande quercia di bronzo, atterrata, entro il perimetro di un settore del giardino, e piantando un albero alla fine di ciascuno dei suoi rami, Penone enfatizza il modo in cui l'albero cresce, con la sua struttura che progressivamente si allarga alla ricerca della luce.
Nel 1997 al Castello Wijlre di Maastricht, sede di un'istituzione culturale per l'arte contemporanea, Penone crea un "albero-giardino": il Van Eijck Garden. La passione dei committenti Marlies e Jo Eijck per l’ars topiaria (la potatura ornamentale delle piante) suggerisce un percorso delimitato da due siepi parallele che delineano, in pianta, un ramo con biforcazioni. Camminando tra le siepi, potate in modo da delimitare uno spazio emisferico, il visitatore segue idealmente il percorso della linfa all'interno di un tronco. I tre rami corrispondono a percorsi diversi: uno termina in uno stagno, quello centrale in una quercia e l'altro in una scultura ricavata da un giovane albero.
Nel 2002 Penone interviene nel giardino del Museo Neanderthal di Mettmann, in Germania, il luogo in cui sono stati scoperti i primi fossili dell'ominide vissuto da duecentomila a quarantamila anni fa. Vi realizza la Neanderthal Hecke (siepe di Neanderthal), una siepe di carpino lunga circa quaranta metri, che, potata regolarmente, assume la forma negativa di una figura umana, il cui corpo appare così immerso nella foresta.
Nel 2005-2006, per un terrapieno a picco sul mare di una villa privata su un’isola greca, l’artista realizza l’installazione Tre muri e pelle del mare. La compongono tre muri a secco paralleli: il primo realizzato con novanta pietre trovate sul sito, il secondo e il terzo con fusioni ricavate da quelle pietre, rispettivamente in bronzo e in acciaio. L'opera è completata da un pavimento in cotto che porta l'impronta ingrandita del palmo di una mano, con increspature simili alla superficie ondulata del mare su cui l’installazione si affaccia.
Albero-giardino è il primo vero e proprio giardino interamente progettato da Penone. Realizzato tra il 2000 e il 2002, si inserisce in un complesso intervento urbano commissionato dal Comune di Torino, per il quale i curatori Rudi Fuchs e Maria Cristina Mundici installano una serie di sculture ad opera di vari artisti lungo un percorso disegnato dall'architetto Vittorio Gregotti. L’area affidata a Penone è un triangolo verde di circa quattromila metri quadrati, in cui traccia tre sentieri che disegnano un albero. Tutti i sentieri sono coperti da siepi di carpino, che li avvolgono come corteccia. Il tronco corre lungo il lato più lungo dell’appezzamento e ha due biforcazioni. Il sentiero principale conduce a una vasca circolare circondata da cipressi che incanalano la luce in direzione della superficie d’acqua riflettente. Un sentiero termina contro un muro di alloro, l’altro ha siepi che circondano un pioppo, in un ideale proseguimento verticale dell'albero. La struttura nel suo insieme evidenzia la fluidità che lega per analogia la pianta, il corso d'acqua e il percorso dell'uomo, secondo un pensiero che trova piena realizzazione nell'altro giardino creato da Penone.
C'è un momento in cui gli alberi e i colori del bosco sono al centro della cultura dell'uomo.
È il momento in cui la religiosità dell'uomo si identifica nelle cose che lo circondano, il momento in cui l'uomo comincia a considerare, a calcolare il tempo a scriverlo con i nomi degli alberi che lo cadenzano con il loro ciclo vegetativo.
Attraverso l'osservazione del bosco si intuiscono le regole per il calcolo e la comprensione del percorso della vita, per scandire i tempi delle cose.
È il momento che ha visto gli dei dei cieli racchiusi negli alberi.
I nomi delle divinità racchiuse nel legno degli alberi?
Un alfabeto di alberi?
Una scrittura con lettere di bosco?
È seducente pensare che il suono di una parola, di un nome è trascritto con lettere di selva.
Il sapiente ha nella mano la conoscenza, ce l'ha sulla punta delle dita che trasmettono i segni delle scritture, sia impugnando lo stilo, sia tamburellando sulla tastiera.
Le dita della mano si prolungano negli alberi che cadenzano il ciclo dell'anno,
che contano il tempo, che sono le lettere di un'originaria scrittura.
Abete d'argento, Sambuco, Agrifoglio, Pioppo bianco (ARTE)
Ebbio, Ginestrone, Pioppo bianco, Salice, Tasso, Abete d'argento (POESIA)
Ogni parola di alberi raccoglie giornate di pioggia, di sole, di nebbia, racchiude stagioni, ricordi di luoghi, di tempo vissuto, ha significato diverso da persona a persona.
Sono parole che riempiono le selve della loro presenza, invadono il paesaggio, ci costringono a una lettura di moto, attiva e ci spingono per una loro corretta lettura alla cura del bosco.
Il Giardino delle sculture fluide allestito all’interno del parco della Reggia di Venaria, vicino a Torino, rappresenta l’opera più completa tra i giardini progettati da Penone. L’artista è coinvolto da Ida Giannelli, allora direttrice del Museo d’Arte Contemporanea di Rivoli, nel progetto di restauro (avviato nel 1999) del grandioso complesso costruito e ampliato tra Sei e Settecento, ma che da tempo si trovava in uno stato di abbandono. Mentre una parte del parco è riportata al suo disegno originario, per un'altra parte si decide di "affidare alla poetica di un artista contemporaneo" il compito di "assorbire ed esprimere un'intera porzione di quel paesaggio".
Fra 2003 e 2007 Penone progetta ogni dettaglio del nuovo giardino, sistemato nel lato inferiore del parco, detto Parco Basso. Non solo concepisce l'impianto generale, ma realizza anche una serie di opere site specific, e sceglie le essenze da piantumare in collaborazione con l'architetto paesaggista Paolo Pejrone, alla ricerca del senso di completezza e di coerenza tra il suo intervento e le preesistenze.
L’ampio spazio rettangolare del giardino si articola in una sequenza di otto grandi parterre che richiamano l'originale giardino formale "all’italiana", dove ciascun segmento va interpretato come "pagine della terra", che permettono allo spettatore la "lettura" ideale delle opere che l’artista colloca, attraverso un adeguato senso delle proporzioni. Tre siepi interrompono la visione dell’insieme e consentono delle pause percettive. Ogni settore è diverso dall'altro, contenendo uno o più opere e si caratterizza per la sua vegetazione, con colori e specie arboree caratteristiche. I passaggi sono delimitati da ghiaia chiara.
Il percorso inizia con un prato dove si innalza un grande albero di bronzo chiamato Tra scorza e scorza, all'interno del quale è piantato un tiglio. Nello spazio successivo si trova un boschetto di tigli, le cui foglie, di colore verde scuro nella pagina superiore, puntano verso il sole quando il tempo è caldo, mentre la parte inferiore è verde chiaro, quasi bianco. Per contrasto il terreno è ricoperto da ghiaia nera. Passando sotto la fitta ombra di questi alberi, i visitatori calpestano radici di bronzo mimetizzate tra le piante, che costituiscono l'opera La luce dei passi: la loro azione mantiene la superficie metallica lucida e brillante.
Subito oltre si trova il grande bacino di Disegno d'acqua, una sorprendente impronta digitale che emerge ritmicamente in superficie grazie a un gioco temporizzato di bolle d’acqua. Passato un altro boschetto di tigli su ghiaia scura (Il colore dei temporali) si dispiega la superficie bianca della Pelle di marmo: 415 metri quadrati calpestabili di lastre di marmo di Carrara scolpito lungo le venature. Più avanti, la scultura Anatomia, ancora in marmo.
Il boschetto successivo, denominato Chiaroscuro, ospita betulle himalayane dalla corteccia sottile e bianca che si stacca da un tronco scuro, al di là del quale, sul verde del prato, prende forma Cervello di pietre, composto da grandi pietre di fiume levigate disposte a formare un cervello, con un faggio ricadente inserito tra i due lobi. Le pietre sono di granito, e l'artista associa i cristalli della roccia (con il loro essere acuti, lineari, cristallini…) ai pensieri.
Altre opere rappresentative dell’artista segnano il percorso nel Parco Basso: una Biforcazione, Idee di pietra, un Gesto vegetale immerso in una siepe di biancospino, Ossa della terra - frassino, consistente in un albero di bronzo con un ramo piegato a terra dal peso di una grande pietra. Infine, in un’area adiacente spicca Direzione verso la luce, un alto tronco d'albero in bronzo, la cui cima senza rami emette il vapore acqueo incanalato dalla centrale elettrica di servizio della Reggia, come fosse il fogliame della pianta.
Nel percorso attraverso il Giardino delle sculture fluide gli elementi minerali e vegetali mutano a reciproco contatto: l'acqua della vasca e la sua impronta si evolvono come un respiro; le foglie diventano nuvole; luce e ombra e tutti i contrasti si disperdono nel giardino come azioni generative garantite dalla condizione di fluidità che regola la natura.
[Cfr. Daniela Lancioni, Giardini (Gardens), in Giuseppe Penone. The Inner Life of Forms, a cura di Carlos Basualdo, Gagosian, New York 2018, booklet XI]